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L'analisi indipendente si basa su prove raccolte da giugno a dicembre 2023.
Dall'adozione della raccomandazione nel 2021, la maggior parte degli Stati membri (19 su 27) ha adottato un piano d'azione specifico (Danimarca, Lituania, Svezia) o ha creato una struttura o un comitato specifici (Grecia, Lettonia, Italia). La maggioranza ha anche o sta pianificando di mettere in atto una governance globale a sostegno della sicurezza dei giornalisti. Nell'ambito di tali sforzi, le azioni concrete degli Stati membri comprendono l'istituzione di task force o la firma di memorandum d'intesa e protocolli riguardanti, ad esempio, la cooperazione tra giornalisti e forze di polizia.
Lo studio ha inoltre rilevato che diversi paesi dell'UE dispongono di misure volte ad affrontare la sicurezza online (9 paesi) e a responsabilizzare le giornaliste, nonché le giornaliste appartenenti a gruppi minoritari e quelle che riferiscono su questioni di uguaglianza (14 paesi), ma vi è il potenziale per ulteriori azioni mirate.
Secondo lo studio, la maggior parte degli Stati membri è in ritardo nell'istituzione di un sistema di monitoraggio per la raccomandazione, sebbene esistano alcuni strumenti per monitorare la sicurezza dei giornalisti in quasi la metà di essi. Per facilitare questo processo e la presentazione di relazioni da parte dei paesi dell'UE, lo studio propone un quadro di monitoraggio che essi possono attuare.
Lo studio costituirà una fonte di informazioni per la prossima relazione sullo Stato di diritto. Sarà inoltre utilizzato per le discussioni con gli Stati membri sull'attuazione delle raccomandazioni.
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È inoltre possibile verificare le politiche, i finanziamenti e la legislazione dell'UE in materia di libertà e pluralismo dei media.
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